Tra i motivi che hanno decretato la crisi del mercato immobiliare soprattutto a cavallo tra il 2008 e il 2011, c’è stata la difficoltà da parte degli acquirenti nell’onorare il mutuo resosi necessario per l’acquisto dell’immobile. In molti casi, le persone si sono trovate nella situazione di non poter onorare il pagamento mensile della rata prevista dal piano di ammortamento e quindi si sono visti mettere in discussione l’immobile e il loro futuro.
Tuttavia, per questo genere di casi, la legge italiana ha deciso di prevedere un’apposita norma purtroppo conosciuta anche come Legge salva suicidi in virtù di un drammatico epilogo che si stava presentando sempre in più casi.
Il riferimento è la Legge 3 del 2012 messa a disposizione per affrontare in maniera adeguata quella che era diventata un’urgenza sociale molto rilevante, in quanto tantissimi cittadini si sono ritrovati in una condizione di sovra indebitamento. La Legge 3 permette di avere a disposizione uno strumento molto utile per far fronte a una mancanza di liquidità causata da perdita di lavoro e da qualsiasi altro motivo.
La rivoluzione della Legge 3
Riepilogo Vendere Casa
Con l’avvento della Legge 3 in Italia c’è stata una vera e propria rivoluzione nella gestione delle finanze familiari prendendo spunto da quanto avviene negli Stati Uniti d’America. In particolare la legge è stata partorita sul modello del famoso Chapter 7 americano e prevede l’introduzione del concetto che anche un nucleo familiare, così come accade per un’azienda, può fallire in virtù di una crisi di liquidità. Sulla scia di quanto previsto in Italia, anche altri Paesi europei hanno deciso di intraprendere questo sentiero come nel caso della Spagna. Entrando maggiormente nel merito del meccanismo, la legge 3 prevede una formula basata sul cosiddetto concordato preventivo.
Si tratta di uno strumento che viene messo a disposizione del debitore il quale può in questo caso evitare la dichiarazione di fallimento. In buona sostanza il debitore ha l’opportunità di rinegoziare il proprio debito contratto con qualsiasi ente, come la banca, un fornitore nel caso di commercianti o la stessa Equitalia. Il debitore che si trova in chiare situazioni di difficoltà economiche può eliminare il proprio debito attraverso lo stralcio senza ipoteca o rateizzando il pagamento dell’IVA. In alcune situazioni è anche prevista la possibilità di sospendere le azioni esecutive.
Chi può accedere alla Legge 3
Nonostante dagli addetti ai lavori questa legge sia stata definita come molto importante e soprattutto ben strutturata, sono stati pochissimi cittadini e le aziende che hanno deciso di utilizzarla. Da un lato certamente su questo dato ha influito la scarsa informazione, ma dall’altro ci sono degli effettivi problemi per accedere alla legge stessa. In primo luogo è necessario sapere che per sfruttare le potenzialità di questo strumento bisogna avvalersi del supporto di una figura professionale abilitata secondo quanto disposto dalla stessa normativa.
A tal proposito, sono abilitati a offrire questo genere di supporto gli avvocati, i notai, i commercialisti, i ragionieri, gli amministratori delegati di società con comprovata esperienza e che non hanno dichiarato nella loro carriera fallimento e studi professionali associati. Ci sono inoltre dei requisiti che bisogna soddisfare per poter avere accesso. Per poter avviare la procedura bisogna essere una persona fisica, un imprenditore agricolo, un imprenditore sotto soglia di fallibilità, una startup innovativa o un’associazione no profit. E’ necessario inoltre che i debitore sia in grado di ricostruire con fatti evidenti e comprovati le varie situazioni che hanno portato all’indebitamento e alla crisi di liquidità. Molto importante per poter attivare la legge 3 è che ci sia un accordo tra il debitore e il creditore per ristrutturare adeguatamente il debito secondo le potenzialità dello stesso debitore.
Devono essere presentati tutti i documenti che permettono di ricostruire la situazione partendo dalle somme dovute, fino ad arrivare a all’elenco dei beni mobiliari, immobiliari e le spese di sostentamento necessarie per tutto il nucleo familiare ogni mese. Attraverso una valutazione della situazione sarà possibile ristrutturare il debito secondo le potenzialità del cliente. Per questi motivi è molto importante avvalersi di un professionista abilitato e previsto dalla normativa, in maniera tale che possa dare al debitore tutto il supporto necessario per riuscire a gestire al meglio la situazione.
Cosa succede se non si paga il mutuo
Nel caso in cui non si paghi il mutuo, il debitore va incontro a determinate situazioni di cui dovrà dar conto. Se il debitore paga le rate in ritardo, sarà tenuto a pagare le morosità previste per i giorni di ritardo e sarà segnalato al CRIF.
Questo significa che avrà delle difficoltà in futuro nel poter richiedere un finanziamento di qualsiasi entità. Da sottolineare che per il ritardo si intende un pagamento che avviene tra il trentesimo e il 180 esimo giorno dalla data in cui era prevista la scadenza della rata. Se, invece, il debitore non paga più le rate del mutuo, può perdere la casa. Tuttavia, la banca può entrarne in possesso e quindi prevedere il pignoramento dell’immobile con successiva vendita all’asta soltanto nel caso in cui ci siano almeno 18 rate non pagate.
Per evitare queste situazioni e affrontare il problema per tempo è meglio rivolgersi a una struttura specializzata per scoprire le potenzialità di uno strumento molto utile come da legge 3 che permette di strutturare il debito secondo importi più adatti alle proprie finanze.
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